Sapere che cosa provano gli animali e mettere a confronto le loro emozioni con le nostre è un argomento che appassiona gli scienziati dagli albori della storia e credo che questo dibattito rimarrà aperto ancora per molto tempo, tenendo presente le continue novità in arrivo dal mondo dell’etologia e delle neuro scienze.
Se potessero parlare sono sicuro che ci direbbero “Mi fai male” oppure “sono triste”, o ”sono felice di vederti”. Etologi e neurobiologici ne sono sempre più convinti: per quanto riguarda le emozioni l’unica cosa che differenzia gli animali dagli uomini è il modo con cui si esprimono. A loro mancano gli organi adatti per articolare il linguaggio e quindi per parlare di quello che provano ma poiché possiedono dei sensi, un’attività cerebrale e una buona porzione di DNA simili alle nostre o, in alcuni casi, quasi uguali è giusto attribuirgli, indipendentemente dalla specie, la capacità di ‘sentire’, di amare, di gioire, di soffrire …. però a modo loro.
La valutazione scientifica
è riconosciuto che gli animali provano emozioni, quello che è ancora difficile è dimostrarlo scientificamente. La valutazione scientifica è già molto complicata per gli esseri umani, figuriamoci per gli animali, ma questo non vuol dire che non sentano. Chi di noi può dire quanto dolore possa provare un cane abbandonato dal proprio padrone o quanto una cavalla e un puledro soffrano a separarsi per lo svezzamento o quale sia il “batticuore” di una lepre inseguita dai cani? Nessuno, ma è inconfutabile che si emozionino. La terra ospita 8,7 milioni di specie viventi di cui ben 7,8 appartengono al regno animale; è una ricca compagnia che va dalla A di anatre alla Z di zebre … è possibile che solo l’uomo sia in grado di sentire? è senza dubbio riduttivo!
Fisiologicamente non siamo molto diversi dagli altri mammiferi (l’anatomia e la fisiologia comparata lo dimostrano) e neppure da un punto di vista emozionale: abbiamo tutti le ‘nostre’… emozioni! In tutte le specie esiste la paura o il senso della minaccia, esiste la rabbia, il dolore, l’affetto, quello che cambia è il modo di esprimere le emozioni, ma tali sono e tali rimangono.
Quasi tutti gli studiosi ormai concordano nel dire che gli animali provano le sensazioni più semplici (paura, gioia, dolore) mentre sono meno d’accordo sull’idea che possano sentire stati d’animo più complessi, che richiedono specifiche abilità mentali o il legame con fattori culturali più specificatamente umani. Sarebbe quindi più corretto analizzare le singole emozioni, una per una, rapportandole alle singole specie perché in effetti potrebbero essere fra loro differenti. Ogni specie animale infatti è diversa, almeno in parte, e non bisogna mai dimenticare la sua specificità.
Quello che è certo è che l’emotività è ‘universale’: i corvi sono in grado di divertirsi e percepiscono la tristezza umana manifestando solidarietà, i galli e le galline stringono forti amicizie e, quando uno di loro muore, i compagni del pollaio ne vegliano il corpo per qualche tempo. Altro che cervello da gallina! Le oche invece sono così diffidenti che difficilmente i nemici riescono ad avvicinarle. Mentre mangiano almeno una di loro sta sempre di guardia e avvisa il gruppo o lo stormo del pericolo. Sono monogame, tendono a restare accoppiate per la vita e “piangono” per la perdita del loro compagno. I cani sanno esprimere un entusiasmo e un amore nei confronti del padrone a un livello mai riscontrato in nessun altro animale e chi l’avrebbe mai detto che i maiali amano passeggiare con il proprio padrone? Oppure che le capre (secondo animale a essere addomesticato circa 10.000 anni fa) hanno un senso dell’umorismo altissimo? Non ci prendono a testate solo perché sono arrabbiate ma lo fanno anche perché lo trovano divertente e amano giocare (J.M.Masson). I polpi invece non cambiano colore solo per mimetizzarsi ma, secondo gli scienziati, per esprimere anche dei sentimenti quali rabbia e gioia. Perfino i pesci rossi e le ‘fredde’ tartarughe provano emozioni secondo quanto dimostrano adattandosi alle varie situazioni.
A questo punto mi viene un dubbio e spero che venga anche a voi: non sarà che il vero motivo di tanta resistenza ad accettare le capacità emotive degli animali è perché poi dovremmo rivalutare il modo di servirci di loro? Potrebbe voler dire smettere di ucciderli, di maltrattarli, di rinchiuderli e quindi di considerarli inferiori a noi: potremmo mai farcela? A voi la risposta, io ho già la mia!
Dott. Diego Santini