Come due ballerini alla ricerca di ritmo, armonia, complicità, fluidità, simbiosi… così è l’equitazione.
Un buon cavaliere in azione trasmette una sensazione di facilità, e lo spettatore non percepisce quanto sia difficile e lungo il cammino per arrivare a montare a cavallo veramente. Chi vuole davvero fare equitazione deve predisporsi a un percorso di apprendimento lungo e spesso faticoso. Ci si mette già parecchio tempo a capire come stare in equilibrio sulla schiena del cavallo, poi la velocità e la direzione alle tre andature. A prima vista possono sembrare obiettivi facili da raggiungere ma sono traguardi estremamente ambiziosi e non alla portata di tutti. Quanto sia importante il proprio stato fisico e mentale e quale influenza abbia sul cavallo è chiaro solo a pochi cavalieri. Non tutti considerano che il nostro amico cavallo deve portarsi in groppa anche il nostro bacino storto, il nostro mal di schiena, la nostra frustrazione scolastica o lavorativa, le nostre preoccupazioni, le nostre pene d’amore e i nostri chili di troppo. Se ci fermiamo a riflettere ci rendiamo conto di quanti e quali deficit i cavalli riescano a compensare solo per fare piacere al “loro umano”. Molti cavalieri sono interessati solo a praticare esercizi, di vario genere, e perdono di vista il fatto che gli esercizi non sono l’obiettivo della formazione. Gli esercizi sono solo un mezzo per sviluppare la scioltezza e la qualità della nostra equitazione. Non è l’esercizio che conta, ma il modo in cui viene eseguito. Più si va avanti più la strada diventa difficile. Che lo si voglia o no, prendiamo sempre più coscienza dei nostri limiti e arriviamo a capire che non basta una vita intera per imparare a montare a cavallo. Di certo il nostro non è uno sport noioso.
Un buon maestro
Di norma quando si monta da soli, se non facciamo continua attenzione, si insinuano difetti di posizione, errori nel modo di lavorare e spesso non ce ne rendiamo conto. La maggior parte dei cavalieri di successo hanno qualcuno di molto competente che li segue. L’importante è pensare sempre che possiamo progredire purché siamo disposti a lavorare su noi stessi e a metterci in discussione. La formazione è un lungo processo di evoluzione e il livello di successo dipende dalla nostra capacità di autocritica e dalla disponibilità con cui ci concediamo a un essere vivente come il cavallo. Un buon insegnamento porta certamente a essere indipendenti ma RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO COSTA PARECCHI ANNI, ANCHE DECENNI e I CAVALLI SONO I NOSTRI MIGLIORI MAESTRI.
Passi di valzer
Il ballo di coppia è quanto di più paragonabile all’equitazione.
COME PER OGNI LEZIONE DI BALLO, OGNI SESSIONE DI LAVORO CON IL CAVALLO È QUALCOSA DI NUOVO E UNICO.
Nessun momento è uguale a un altro. Cavallo e cavaliere non sono mai uguali a se stessi. Si tratta di trovare un ritmo comune, una simbiosi fisica e mentale, si tratta di adattarsi l’uno all’altro e non sempre questo riesce bene. C’è differenza se cavallo e cavaliere sono mentalmente stressati o rilassati e se si muovono in un ambiente conosciuto oppure no. Alla fine si tratta sempre di comunicazione. Perché questa comunicazione abbia luogo i cavalieri hanno bisogno di esperienza e abitudine, di conoscenza e intelligenza, di empatia, serenità e pazienza, reattività e disciplina, resistenza e coerenza. Non è solo il cavaliere che forma il cavallo, è anche il cavallo che forma il cavaliere. È una sensazione indescrivibilmente bella quando un essere umano e un cavallo si trovano in simbiosi.
Per la maggior parte dei cavalieri dilettanti assaporare il piacere di essere in armonia con il proprio cavallo è l’obiettivo principale. Tuttavia, anche per cavalieri agonisti vale la regola che l’intesa tra uomo e cavallo è la chiave per raggiungere i risultati sperati. Se la ‘chimica’ tra cavallo e cavaliere non c’è, difficilmente il binomio potrà diventare un “DREAM TEAM” e raggiungere prestazioni elevate. Il cavallo non è un attrezzo sportivo, né un sostituto della famiglia o del partner, è un essere vivente dotato di personalità, con i comportamenti e le necessità della sua specie merita sempre il nostro rispetto.
Punti di forza e rispetto dei limiti
Riconoscere i punti di forza e rispettare i limiti del cavallo è fondamentale per instaurare un buon rapporto. Infatti, per trattare un cavallo con correttezza bisogna saperlo valutare e questo esige sensibilità ed esperienza. Come ogni cavaliere, ogni cavallo è un individuo con il proprio carattere, con diverse capacità e debolezze. Come ogni cavaliere anche il cavallo ha i propri limiti. Le sue possibilità ai fini addestrativi dipendono dalla morfologia, del potenziale atletico e dalle sue caratteristiche psicologiche. Ci sono cavalli che compensano in maniera sorprendente certi difetti morfologici con la forza del proprio carattere, con la volontà di riuscire. Solo se le richieste fatte al cavallo sono adeguate alle sue capacità e possibilità, l’uomo e il cavallo potranno trarre piacere a lungo da questa relazione.
Insieme, non uno contro l’altro
Conciliare le necessità specifiche del cavallo con la richiesta di prestazioni elevate nello sport è una costante impresa di equilibrismo.
Una cosa bisogna considerare: chi costringe il cavallo con forza o addirittura violenza potrà al massimo ottenere qualche risultato nel breve periodo ma nel lungo periodo otterrà solo reazioni negative o al contrario rassegnazione.
Noi dobbiamo volere un cavallo in salute e che collabori con noi con gioia. Dobbiamo impegnarci per avere un cavallo che reagisca ad aiuti leggerissimi e che si affidi fiduciosamente a noi anche in situazioni di pericolo. Se vogliamo ottenere questo risultato dobbiamo usare metodi di addestramento rispettosi del cavallo. Dobbiamo montare e trattare il cavallo in modo coerente, requisito essenziale perché il cavallo impari a capire cosa vogliamo da lui. In certi momenti è necessario anche ‘imporsi’. Imporsi non significa provocare una lotta e vincerla a tutti i costi, significa fare un’analisi della situazione e trovare soluzioni intelligenti. Porsi obiettivi realistici e valutare correttamente se stessi e il cavallo è una delle premesse del successo.
La motivazione
Tutti desideriamo un cavallo vivace ed espressivo, ubbidiente, affidabile e volenteroso. La motivazione è elemento essenziale: solo un essere vivente motivato è disposto a impegnarsi e arrivare anche al limite delle proprie capacità. Per essere motivati i cavalli hanno bisogno di esperienze positive. Invece di infuriarsi per gli errori, e magari di provocarne di peggiori, è molto più sensato procurare esperienze positive a se stessi e al proprio cavallo. Anche i più piccoli progressi meritano di essere premiati. Le ricompense per una richiesta ben eseguita possono essere le più diverse ma è importante che arrivino subito, in modo che il cavallo possa collegare una determinata azione a una nostra reazione positiva. Chi loda il proprio cavallo anche per piccoli progressi e ne gioisce, non motiva solo l’animale ma anche se stesso. Non tutte le volte si raggiunge il risultato prefissato, talvolta serve più tempo del previsto. Non ha senso, proseguire il lavoro quando si è stanchi. Se una richiesta provoca nel cavallo o nel cavaliere un irrigidimento o un blocco bisogna fare un passo indietro. Contrazioni mentali e blocchi muscolari si risolvono con tatto e comprensione. Cavalli e uomini necessitano di tempo per elaborare le proprie esperienze. Se si ricomincia da capo dopo una pausa e si prepara l’esercizio con metodo si hanno ottime possibilità che la richiesta riesca senza problemi.
E’ ormai riconosciuto che in equitazione non servono anni ma decenni prima di avere acquisito il bagaglio di conoscenze e competenze necessario a potersi definire un uomo o una donna “di cavalli”.
Quello che impariamo a contatto con i cavalli
ci fa evolvere non solo come cavalieri ma come esseri umani.
FONTE: Gerd Heuschmann ‘Alla ricerca dell’equilibrio’ (ed. Equitare)