“Quello che cerco è la pura libertà. Voglio che tutti i cavalli, tutti gli animali, si sentano liberi di fare quello che vogliono, senza alcuna costrizione, liberi veramente”
SANTI SERRACAMPS
“Il cavallo deve essere felice. Amo vedere i miei cavalli liberi nell’arena degli show. A casa lavoro giocando con loro, così durante gli spettacoli loro giocano con me”. Così racconta Santi Serracamps che si esibisce con i suoi cavalli negli spettacoli equestri internazionali. Il suo carisma, la personalità, ma più di tutto la sua maestria con i cavalli che emoziona il pubblico hanno fatto sì che da anni ormai venga invitato anche sui campi di gara dei più grandi concorsi ippici internazionali. Il pubblico assiste affascinato ai suoi show, distogliendo l’attenzione dalle competizioni e godendosi un momento magico di un’intesa un po’ selvaggia tra l’uomo e i cavalli.
Nato a Barcellona, il 25 luglio 1988, Santi Serracamps è un uomo di cavalli per tradizione.
La tua famiglia che ruolo ha avuto?
Prima ancora che imparassi a camminare mio padre mi ha insegnato a montare a cavallo, devo a lui e a tutta la mia famiglia l’amore per i cavalli, che sono diventati, sin da quando ero un bambino, la mia ragione di vita. È difficile spiegare a parole come comunico con i cavalli, è una relazione istintiva, naturale, che nasce dalla complicità, dalla fiducia reciproca. La sintonia si stabilisce da quando i cavalli sono molto giovani; di solito inizio con i puledri di due anni.
Quanto tempo ci vuole per arrivare a ottenere una simile relazione che consenta ai cavalli di fare uno show seguendo un copione?
Chi si relaziona con loro sa bene che il concetto di ‘tempo’ non esiste. Non esiste un tempo stabilito durante il quale i cavalli imparano a riconoscermi come punto di riferimento e ad affidarsi completamente a me e giocare con me. All’inizio ricerco la comunicazione solo da terra, in libertà, poi una volta stabilita la sintonia passo al lavoro montato, a pelo e solo con un collare. Una volta che il legame diventa solido e la sintonia immediata, ci muoviamo insieme in libertà. Passo molte ore con i miei cavalli nel silenzio e nel buio della notte, momento in cui si stabilisce un feeling profondo tra di noi.
Nessuna forzatura, i cavalli scelgono di stare con lui; non è raro vedere i cavalli che durante gli spettacoli si rotolano con gioia, in uno stato di serenità e fiducia totali.
Il mio obiettivo è che il cavallo si senta libero anche quando è con me, mantenga intatta la sua natura e si diverta. Qualche volta mi capita di lavorare con cavalli che hanno subito traumi precedenti. Con questi cavalli bisogna fare con molta calma e pazienza, fare piccole sessioni di lavoro e appena ottenuto un risultato, anche minimo, fermarsi.
Cesar, per esempio, il mio Lusitano, aveva subito dei maltrattamenti gravi ed era arrivato da me terrorizzato dall’uomo. Gli ho lasciato tutto il tempo per ritrovare la fiducia dimostrandogli che poteva fidarsi di me. Cesar è diventato uno dei miei compagni migliori, è un grande artista. E cosa dire di Nika, la mia Araba intelligentissima? Abbiamo un tale rapporto di amicizia e amore che è addirittura gelosa di me. I cavalli lasciano andare le loro paure e i brutti ricordi e tornano a fidarsi regalandoci emozioni impagabili, momenti intimi che valgono di più di ogni vittoria o di ogni successo. Non esistono cavalli difficili, sono le persone che sono difficili e i cavalli subiscono gli errori degli uomini.
Ciò che fa davvero la differenza e rende un cavallo in grado di affrontare qualunque situazione è il rapporto che instaura con l’uomo sin da quando è puledro, vero?
Già. Il cavallo che deve fare lo spettacolo equestre deve avere un carattere forte, deciso, e tanta personalità. Deve essere coraggioso e avere tanta testa, caratteristiche che acquisisce se il primo contatto con l’uomo è subito quello giusto; se invece subisce maltrattamenti o cattivo addestramento perde la sua spontaneità e diventa pauroso. Quando ci sono intesa e comunicazione, il cavallo non teme il pubblico, gli applausi, la confusione dell’ambiente circostante.
Come scegli i cavalli con la quale lavorare?
I cavalli mi piacciono tutti, li scelgo a sensazione; quando sento un feeling speciale li prendo. A volte, invece, porto a casa con me cavalli che vedo in difficoltà, trattati duramente, per dare loro un’opportunità di vita migliore. Loro lo sanno e sono riconoscenti al punto da diventare ottimi compagni di lavoro.
Leopardi, cavalli, lupi, falchi, pavoni: la tua casa ospita altri animali appartenenti alle due categorie opposte in Natura, prede e predatori, e tutti vivono secondo natura.
Quello che voglio esprimere nei miei spettacoli è che specie di animali completamente diverse tra loro possono convivere senza aggressività se sono trattati bene e se vengono rispettati e vengono rispettate le loro regole di vita in natura. Desidero portare nel mondo un messaggio, l’idea che l’animale non è mai una minaccia, è l’uomo che lo rende tale con la propria aggressività e con la mancanza di rispetto. Se si fanno le cose semplici, usando il buon senso e la sensibilità, il cavallo apprende facilmente e in serenità.
Quando entriamo nell’arena sono loro gli artisti, ognuno ha la sua prova, ognuno di loro è un individuo. Ogni cavallo, come ogni cane e ogni altro animale, ha la propria personalità e il proprio modo di essere un artista; io sono solo il loro capo, sono il loro punto di riferimento per non avere paura di nulla, soprattutto quando entrano in un’arena con migliaia di persone. Lo spettacolo più grande che ho fatto è stato in Inghilterra con 95.000 persone. I cavalli si affidano a me e io ci sono per loro, la mia presenza li rassicura e non hanno paura. Liberi dalla paura, liberi dalle costrizioni, liberi di essere se stessi.