PUNIRE IL CAVALLO? MAI! PERCHÉ?
I PREREQUISITI CHE SERVONO PER UNA GESTIONE CORRETTA
E BASATA SULLA FIDUCIA E COMPRENSIONE
Nella mia lunga vita di atleta, insegnante e osservatore del mondo equestre ho visto troppe volte i cavalieri punire un cavallo che, a loro giudizio, si era comportato male, invece di correggere se stessi e i propri errori. A volte anche le amazzoni si comportano così, in modo più sottile, ma comunque dannoso. Senza contare le orribili violenze fisiche e morali che di tanto in tanto emergono da notizie di stampa. Ho visto casi di cavalli che rifiutavano di farsi montare, se non bendati. Che vergogna!
Troppo spesso noi umani scarichiamo le nostre incapacità sui nostri animali.
Sappiamo che educare e allenare un cavallo a una qualunque disciplina equestre, è molto difficile e richiede sapienza, conoscenza del cavallo, pazienza, e un buon istruttore! Queste qualità sono una merce che non si compra, ma che chiunque può conquistare, a patto di desiderarlo intensamente e di avere rispetto del cavallo e di se stesso.
I PREREQUISITI
Esistono alcune pre-condizioni necessarie per potersi esprimere in sella con efficacia, razionalità e rispetto:
1. Avere un assetto morbido e fermo, in sintonia con il cavallo e i suoi movimenti
- Avere una mano gentile e sensibile, sempre in contatto con la bocca
3. Avere la fiducia convinta da parte del cavallo
Solo se si sono ottenute queste tre condizioni, si può pensare di allenarsi bene con lui, o di divertirsi con lui. Il cavallo si sentirà in compagnia di un amico e ci restituirà la sua amicizia.
Intendiamoci, alcuni cavalli possono sopportare prevaricazioni, cattiverie o peggio, perché la loro indole è remissiva, ma…
>Non vi daranno mai piena collaborazione
>Non faranno mai uno sforzo serio per voi
>Non saranno felici
>Non avranno buona salute
>La loro attività sportiva sarà più breve
NESSUNA PUNIZIONE
Tutte le valutazioni espresse sono verificate e fanno capire quello che penso riguardo al quesito: ’Punire il cavallo?’. La punizione è sempre sbagliata e inutile: è una scorciatoia per ottenere un’obbedienza momentanea, passeggera, incerta, quindi inutile. Un cavallo che sta bene e capisce le nostre richieste non ha nessuna motivazione per non accontentarci. Molto più di uno strappone in bocca, di una sgambata o di una frustata, vale:
- interrompere il lavoro
- pensare alle cause della disobbedienza
- analizzare dove e come noi abbiamo sbagliato o stiamo sbagliando
- correggere il nostro comportamento e poi ripetere le nostre richieste.
Il tutto con molta tranquillità d’animo. Lavoriamo su noi stessi e certamente le cose andranno meglio per noi e per il nostro compagno.
SEGNALI CHIARI E PRECISI
I cavalli hanno una memoria formidabile, il loro comportamento sgradevole dipende da atti penosi che hanno subito in precedenza. Dobbiamo capire che cosa e agire di conseguenza e considerare che gli animali sono tutti diversi per intelligenza e sensibilità, quindi le nostre azioni dovranno tenere conto del loro carattere. Dobbiamo essere chiari e usare un linguaggio semplice, per comunicare al cavallo due cose basilari:
- Dove andare, che traiettoria seguire. Usando le redini (poco), il nostro corpo e la voce sempre allo stesso modo, per non ‘ingannare’ il cavallo con ordini contrastanti.
- Quanta energia usare, quanto impegno avere.
Certi cavalli per natura sono molto energici quindi, con loro, è necessario imparare a gestire questo con molta gentilezza. Si deve interrompere spesso l’azione e poi riprendere con più calma, soprattutto al passo e poi al trotto per conquistare il loro rispetto. Anche in questo caso, poco uso della mano, ma molto del corpo e della voce. In poco o tanto tempo, a seconda del cavallo, si arriverà a placare i suoi ardori e si potrà passare a un impegno maggiore. Con certi cavalli da corsa di molto sangue, alcuni giorni di lunghe passeggiate ottengono più risultati di qualunque lavoro ‘forte’.
Diverso è il caso dei cavalli pigri o di poco sangue: sarà necessario dare loro una condizione fisica sicura e progressiva, con lunghe trottate possibilmente in collina. È consigliabile somministrare loro un cibo più energetico: si sentiranno meglio e in grado di fornire migliori prestazioni atletiche. A volte ci possono capitare cavalli riottosi, sgarbati o viziati. Anche in questi casi la pazienza e la gentilezza sono più risolutivi della forza o della violenza.
Spesso occorre ricominciare da zero, come se avessimo a che fare con un cavallo da domare. Molto lavoro alla corda o scosso, per conquistare la loro fiducia e poi con calma e rispetto, ricominciare a montarli, tantissimo passo e poi tutto sarà risolto.
L’USO DEL FRUSTINO
In conclusione, il frustino può in certi casi essere utilizzato a sostegno dell’azione della gamba, da usare con criterio e misura per stimolarne l’impegno, mai con cattiveria.
Spesso si vedono i migliori cavalieri scendere in campo con un frustino corto che impugnano senza utilizzarlo e senza compromettere in alcun modo il loro uso delle mani, pronti però a staccare la mano e dare due colpetti proprio dietro al punto in cui agisce la gamba quando ne sentono la necessità allo scopo di aiutare i loro cavalli in un momento di difficoltà. Credetemi, usate rispetto e amicizia e i cavalli ve li restituiranno moltiplicati per dieci!
Mauro Checcoli