PER LA PRIMA VOLTA IN QUARANTADUE ANNI LA COPPA DEL MONDO DI SALTO OSTACOLI NON SI È CHIUSA CON LA FINALE, MA LA STORIA DELLA WORLD CUP COINCIDE CON QUELLA DEL SALTO OSTACOLI
Grazie alla tecnologia nello sport siamo abituati a sapere subito tutto di tutti. Risultati e immagini rimbalzano infatti in un attimo da un capo all’altro del mondo, ed allora è difficile dire come ricorderemo l’assenza di sport e di grande equitazione di questa prima parte del 2020 falcidiata da annullamenti di appuntamenti anche di primissimo livello per la pandemia. Ma se notizie e curiosità non hanno più frontiere, così come con facilità arrivano con facilità se ne vanno, subito fagocitate da nuove in un turbinio senza soluzione di continuità a portata di click. Altra cosa sono però le gesta di uomini e cavalli fissate negli annali, le uniche capaci di mantenere viva una passione e la connessione tra il passato, che è storia, e il futuro che lo sarà a breve. E allora non c’è nulla di meglio per iniziare a colmare le caselle vuote degli albi d’oro del 2020 che ripercorrere le passate finali di Coppa del Mondo, primo dei“top event”cancellati della stagione.
PROTAGONISTI “SUPER STAR”
Sarebbe stata la finale numero 42 della FEI World Cup di salto ostacoli quella che lo scorso aprile non si è svolta a Los Angeles. Quarantadue anni sono tanti e una parte estremamente significativa della storia recente dell’equitazione. Lo si capisce subito scorrendo l’albo d’oro delle varie finali. A partire dalla prima, disputata a Göteborg nel 1979 e vinta da Hugo Simon con Gladstone. Simon si è poi ripetuto nel 1996 a Ginevra e, nel 1997, ancora a Göteborg con l’indimenticato E.T. FRH, diventando così anche il primo cavaliere ad aggiudicarsi per tre volte la finale di Coppa del Mondo.
Subito dopo, però, Rodrigo Pessoa è riuscito a far meglio dell’austriaco vincendo per tre volte consecutive e, soprattutto, con lo stesso cavallo, il grande Baloubet du Rouet (1998 a Helsinki, 1999 a Göteborg, 2000 a Las Vegas) per un record ancora ineguagliato. Con tre vittorie a testa nel ‘Roll of honour’ della World Cup figurano anche Meredith Michaels Beerbaum e Marcus Ehning.
La prima, sempre in sella al suo fenomenale Shutterfly, a segno nel 2005 e 2009 a Las Vegas e nel 2008 a Göteborg, il secondo con Anka nel 2003 a Las Vegas, nel 2006 con Sandro Boy a Kuala Lumpur e, nel 2010, a Ginevra montando sia Plot Blue che Noltes Küchengirl.
Con il successo dello scorso anno tra i grandi della Coppa del Mondo è però entrato anche Steve Guerdat. Con la vittoria a Göteborg nel 2019 lo svizzero è infatti riuscito a calare il tris dopo le finali conquistate a Göteborg nel 2016 con Corbinian e a Las Vegas nel 2015 con Paille de la Roque. Guerdat, che ha partecipato a ben tredici finali, si è però piazzato anche due volte secondo con Nino des Buissonnets (2012 e 2013) e una volta terzo con Tresor V (2007) superando quindi ‘ai punti’ Hugo Simon che oltre alle tre vittorie ha ottenuto una piazza d’onore e due terzi posti.
In tema di vittorie recenti, Beezie Madden con Breitling LS è stata la trionfatrice della finale di Parigi nel 2018. L’amazzone americana ha così bissato il successo centrato nel 2013 con Simon raggiungendo nell’albo d’oro binomi mitici come quelli formati John Whitaker e Milton (1990 e 1991 a Dortmund e Göteborg) e Ian Millar e Big Ben (1988 e 1989 a Göteborg e Tampa). Due le vittorie anche per Conrad Homfeld primo nel 1980 a Baltimora con Balbuco e nel 1985 a Berlino con lo stallone Abdullah.
Con ventuno presenze John Whitaker è però il terzo cavaliere per numero di finali affrontate: ventuno. Davanti a lui solo Ludger Beerbaum (ventitre) con Ratina Z trionfatore a Göteborg nel 1993 e poi tre volte secondo e una terzo, e Michael Whitaker leader inarrivabile con ventiquattro World Cup Final senza però mai un successo seppur con tre podi conquistati.
Per la statistica, nelle quarantuno finali fin qui disputate i vincitori europei sono ventiquattro contro i diciassette del continente nord e sud americano. Su tutti spiccano però le amazzoni e i cavalieri americani vincitori di ben undici finali contro i dieci successi ottenuti dai tedeschi.
GLI AZZURRI E LA COPPA DEL MONDO
Lo sport non si fa con i ‘se’ e con i ‘ma’. Sta di fatto che per la finale 2020 di Las Vegas annullata, due erano gli azzurri qualificati: Emanuele Gaudiano ed Emilio Bicocchi. Peccato non averli potuti vedere in campo, anche perché erano ben venti anni che ciò non accadeva. L’unica volta che due nostri cavalieri hanno difeso i colori italiani in una finale risale infatti alla finale di Las Vegas del 2000 con Jerry Smit e Gianni Govoni.
Con quattro presenze a Smit spetta anche il ‘primato’ tra gli azzurri per numero di finali disputate, mentre è di Juan Carlos Garcia e del mitico Albin III (4° posto in Malesia a Kuala Lumpur nel 2006) il miglior piazzamento tra gli otto cavalieri al via in tredici finali di World Cup. Sono invece solo tre le vittorie italiane nei Gran Premi delle tappe di Coppa del Mondo.
La prima di queste porta la firma di Juan Carlos Garcia a segno a Bordeaux nel 2006 con Albin III. Quasi dieci anni dopo capace di fare altrettanto è stato Emanuele Gaudiano nel dicembre 2015 all’Olympia di Londra in sella ad Admara, seguito da Alberto Zorzi trionfatore in sella a Fair Light van’t Heike della tappa di apertura di Coppa del Mondo 2016-2017 di Oslo.
PADRI DA WORLD CUP
LA COPPA DELL MONDO DI SALTO OSTACOLI HA AVUTO IL SUO IMPATTO ANCHE SOTTO IL PROFILO ALLEVATORIALE
Non è quindi un caso che tra i cavalli che hanno partecipato alle varie finali di Coppa del Mondo figurino alcuni dei razzatori tra i più importanti degli ultimi decenni e i loro figli. Stalloni che hanno lasciato un’impronta sportiva lasciando alla propria progenie il testimone di gareggiare in World Cup.
Iniziamo dai vincitori. Il primo a imporsi, in ordine di tempo, è stato, il francese I Love You portato al successo dall’americano Norman Dello Joio a Vienna nel 1983 e al secondo posto in classifica a Göteborg nel 1984.
Poi, sempre per gli USA, è stato Abdullah, il grigio trakehner di Conrad Homfeld, a vincere a Berlino nel 1985. Dieci anni dopo, nel 1994, sulla scena è arrivato il fenomenale holstein Libero H, con Jos Lansink trionfatore davanti al pubblico di casa a ‘s-Hertogenbosch nel 1994. Poi è entrato in scena quel fenomeno che è stato Baloubet du Rouet che con Rodrigo Pessoa ha posto il suo sigillo in tre edizioni consecutive (Helsinki 1998, Göteborg 1999, Las Vegas 2000), è salito sul podio altre tre volte (secondo nel 2001 e 2003 a Göteborg e Las Vegas e terzo a Lipsia nel 2002) generando anche fior di vincitori.
SUPER PERFORMER
Ma oltre a quelli vincitori, sono tanti altri gli stalloni illustri che emergono dalle classifiche. Su tutti un pilastro come Galoubet A, primo nel girone di qualifica Europa Occidentale con Gilles Bertrand de Balanda nella stagione 1980-81, e poi padre di due vincitori di quattro finali come Baloubet du Rouet e Taloubet Z. E ancora il grande Nimmerdor in finale nel 1984 con Albert Vorn, e Caletto I in gara in quella del 1985 sotto la sella di Michael Rüping che nell’occasione montò un altro stallone performer, il grigio Silbersee. Caletto I è padre, tra i tanti, anche di Calvaro Z stallone in finale nel 1998 e nel 1999 e padre a sua volta di finalisti. Alla fine degli anni ’80 dello scorso secolo è iniziata l’era di Darco, stallone che ancora oggi in allevamento fa sentire la sua grande influenza. Dopo la prima finale affrontata nel 1989, sempre con Ludo Philippaerts Darco ha partecipato ad altre World Cup Final tra cui quella del 1991 nella quale si è misurato con Quidam de Revel e Hervé Godignon (5° classificato montando però anche La Belletière) e il già ricordato Libero H. Nelle finali 1989 e 1990 in gara c’era anche l’holstein Chin Chin con il messicano Jaime Azcarraga che, ‘recuperato’ a fine carriera sportiva dal VDL Stud, in razza ha lasciato un segno netto del suo passaggio.
GLI ANNI NOVANTA
Le finali 1994 e 1995 vedono sugli scudi anche Artos Z con l’americano Peter Leone. Questo grigio diventerà poi il padre di Rothchild, tre volte finalista con McLain Ward.
Nel 1995 è invece For Pleasure a conquistare la seconda posizione in finale agli ordini di Lars Nieberg piazzandosi poi ottavo due anni dopo. Insieme a lui, la finale 1997 vede però protagonisti altri stalloni di rilievo. Tra questi il KWPN Royal Bravour, sesto classificato con Peter Geerink, e i grigi Bachus e Carthago in gara con Jos Lansink. Nelle finali 1995 e 1997 Peter Eriksson presenta invece nell’ordine Robin Z I (6° posto) ed Electro, due riproduttori diventati basilari in Svezia. Nel 1998 Lars Nieberg si esprime ancora ad alti livelli con Radiator (4^ posizione) ma non sfigurano fior di razzatori come Mr.Blue con Bert Romp e Cassini I con Franke Sloothaak.
Mr.Blue merita una parentesi visto che è il padre di Simon, vincitore della finale 2013 con Beezie Madden e di Plot Blue che, come già ricordato, ha permesso a Marcus Ehning di vincere la sua terza World Cup.
La finale 1999 si chiude con tre super stalloni performer a podio, nell’ordine Baloubet du Rouet, Cruising e Radiator.
Quella del 2000 con due: ancora Baloubet du Rouet e Tinka’s Boy.
GLI ULTIMI VENTI ANNI
Le prime due finali del nuovo millennio vedono ancora tra i protagonisti gli stalloni. A vincere sono infatti, Tinka’s Boy davanti a Baloubet du Rouet (posizioni invertite rispetto all’anno prima) nel 2001, e Cento nel 2002. Ma non sono gli unici riproduttori in gara nelle finali di inizio Anni Duemila visto che spiccano ancora For Pleasure, stavolta sotto la sella di Marcus Ehning, Clinton I con Thomas Voss, l’hannoverano Goldfever con Ludger Beerbaum che successivamente monterà in due finali sua figlia Gotha piazzandosi tra l’altro secondo nel 2010. Ed ancora Parco, Carnute, Zandor Z e Cardento, quest’ultimo poi padre anche di sei altri finalisti. Stalloni in vista in quegli anni sono stati anche Marius Claudius con il britannico Robert Smith e Montender con Marco Kutscher, padre di vari finalisti tra cui lo stallone Monte Bellini (Philipp Weishaupt).
Fior di stalloni in finale sono stati anche quelli presentati da ‘Kaiser’ Beerbaum: Couleur Rubin, Coupe de Coeur montato in Coppa del Mondo anche da Renè Tebbel e il super Chaman con il quale si è piazzato secondo nel 2014. Per inciso Chaman è un figlio di Baloubet du Rouet e il padre della madre è I Love You, entrambi vincitori di finali di World Cup!
Nel 2007 Daniel Deusser ottiene invece il suo primo podio in World Cup con Air Jordan Z. Questo performer come Arko III di Nick Skelton e All Star 5 di Denis Lynch, è uno dei tre stalloni figli di Argentinus in gara nelle finali World Cup. Parentesi necessaria su Argentinus che, tra gli altri, è anche il padre di Anka, con la quale Marcus Ehning ha vinto la finale 2003 e di Thunder vd Zuuthoeve a sua volta padre di HH Azur con la quale McLain Ward ha invece vinto quella del 2017.
C’è poi il piccolo e volitivo Flexible figlio di Cruising, dal 2008 al 2016 sempre finalista (con eccezione del 2014) con una vittoria nel 2012 e un secondo posto nel 2008 insieme all’americano Richard Fellers. La presenza di stalloni in finale è poi aumentata in maniera netta nell’ultimo decennio, tanto da rendere quasi impossibile citarli tutti. Per la loro produzione già in gara in Coppa del Mondo spiccano tuttavia degli assoluti sire come Casall di Rolf-Göran Bengtsson oppure Quintero che lo stesso cavaliere svedese ha portato a competere in tre finali. Tanto per dire, Quintero è anche il padre del già ricordato Breitling LS vincitore a Parigi nel 2018 con Beezie Madden.
E ancora Action-Breaker (Alvarez Sergio Moya), Verdi TN (Maikel Van Der Vleuten), il grigio Winningmood, un figlio di Darco di Luciana Diniz, Mylord Carthago di Pénélope Leprevost che nel 2015 si è anche piazzata seconda con il potente Vagabond de la Pomme, Emerald, secondo nel 2015 con Harrie Smolders e Zirocco Blue (Jur Vrieling) padre di Eddie Blue secondo a Parigi con Devin Ryan. Su tutti però c’è Cornet Obolensky, in finale nel 2009 e nel 2012 con Marco Kutscher e padre di sette finalisti.
Tra questi lo stallone Cornado NRW di Marcus Ehning (quarto nel 2014), due vincitori Cornet d’Amour (Daniel Deusser) e Corbinian (Steve Guerdat) oltre a Clooney secondo nel 2019 con Martin Fuchs.
In questa carrellata di padri e figli entrambi finalisti in Coppa del Mondo nessun stallone performer finora ha saputo fare meglio di Cornet Obolensky!