Occhi per vedere le stelle
Non esistono cavalli ‘da salto’, ‘da completo’, ‘da dressage’ e così via… esistono i cavalli. Siamo noi che li abbiamo etichettati e che li ‘caratterizziamo’ indirizzandone in primis la genetica e programmando poi il loro percorso addestrativo verso una disciplina o l’altra.
Un noto allevatore francese, ‘papà’ di un numero elevato di campioni, è solito dire che tre sono le componenti che formano i cavalli e che hanno tutte e tre lo stesso peso: la genetica, l’ambiente in cui nascono e crescono, il percorso addestrativo che fanno e che è legato ai cavalieri che li gestiranno e monteranno. Un po’ come il buon vino, sostiene sempre l’allevatore francese, che non dipende solo dall’uva ma dalla mano di chi coltiva i vigneti e dalla cantina dove verrà conservato. E qui entra in gioco il fattore chiave: dove ti porta la cicogna.
Questo fattore vale per tutti, naturalmente, non solo per i cavalli. A seconda di dove la cicogna ci depositerà alla nostra nascita, avremo delle opportunità per un futuro piuttosto che un altro. Quando tutte le componenti e il fattore chiave sono al posto giusto, si creano le opportunità. Bisogna però stare in ascolto, sentirle arrivare, annusarle nell’aria e saperle coglierle…
Pensiamo ai grandi campioni come Milton, Hickstead, Shutterfly, Baloubet du Rouet, Valegro, Sam, giusto per citarne alcuni, sarebbero stati così se il loro percorso di vita fosse stato un altro? Forse sì o forse no, non lo sapremo mai, ma di certo il fattore chiave è stato determinante e le tre componenti hanno interagito magicamente. La genetica – di norma affidata a esperti allevatori e uomini di cavalli intuitivi e dotati di un particolare sesto senso – l’ambiente allevatoriale – di certo fa la differenza se un puledro cresce libero di galoppare nei prati con i suoi congeneri o se sin da piccolo viene messo in box con sole poche ore d’aria a disposizione – il percorso addestrativo – che necessita di intelligenza, esperienza, sentimento, talento e buon senso – sono i parametri che devono interagire nonché le qualità che spiccano nei cavalieri in grado di scrivere la storia del nostro sport. Infatti, anche per loro vale lo stesso saggio pensiero dell’allevatore francese; diventare grandi cavalieri non è certo cosa da poco e chi lo è lo sa.
Nel 2016, a Rio de Janeiro, Nick Skelton e Big Star sono diventati campioni olimpici, titolo che appartiene loro non per un quadriennio, ma straordinariamente per un anno in più fino alle olimpiadi del 2021. La storia di Nick Skelton e di Big Star è la testimonianza dell’importanza di trovarsi al posto giusto al momento giusto, di saper stare in ascolto e cogliere cosa c’è nell’aria, di seguire un percorso di vita sportiva fatto di saggezza, lungimiranza, sentimento e professionalità. Fa riflettere che il suo groom Mark Beever abbia passato trentun anni della sua esistenza insieme a Skelton e ai suoi cavalli e di questi gli ultimi nove Mark li abbia condivisi esclusivamente con Big Star.
‘Quando giungerà il momento del ritiro di Big Star mi ritirerò anch’io’, disse Skelton.
Detto fatto.
La storia di un uomo e un cavallo che si sono incontrati per diventare leggenda ve la raccontiamo in queste pagine…