Riccardo Sanavio, a soli 30 anni, è un professionista con le idee molto chiare. Dimostra qualità agonistiche unite all’esperienza e alla saggezza acquisite con costante dedizione.
Riccardo Sanavio è un cavaliere carismatico, sagace, molto simpatico e brillante, straordinariamente riflessivo e saggio nella gestione, nel lavoro, e nella lungimiranza con i cavalli. Ha una carriera avviata ai vertici del dressage, suggellata dalla partecipazione ai WEG di Dressage a Tryon 2018 in sella a Glock’s Federleicht, tutti aspetti che emergono chiacchierando con lui di cavalli, di addestramento e della sua quotidiana ricerca personale…
«Nel dressage senza affinità tra le due parti non si ottiene il risultato finale. È il rispetto che devi avere per il cavallo e che lui deve avere per te ciò su cui tutto si basa. Così si cerca di fare crescere il cavallo tecnicamente e di superare le difficoltà che inevitabilmente insorgono. Bisogna, infatti, sempre essere coscienti che il cavallo all’inizio del percorso addestrativo ‘non sa’ e quindi non si può pretendere da qualcuno che non sa. Sono concetti semplici eppure molti cavalieri non ci pensano e danno subito la colpa ai cavalli degli errori che fanno. Certo, non tutti i cavalli sono uguali, alcuni fanno più fatica di altri, ma siamo sempre noi che dobbiamo adattarci ai cavalli per ottenere, insieme, il massimo livello possibile».
Nato a Bollate, in provincia di Milano, Riccardo ha iniziato a montare a cavallo sotto la guida di James Connor e Francesca Melis, poi di Laura Conz che “mi ha portato a compiere quel salto di qualità che mi ha consentito di entrare nel giro internazionale”, afferma Riccardo. Poi la decisione di lasciare l’Italia e andare a lavorare nelle nazioni dove pulsa il cuore del dressage: in Germania da Daniel Ramseier, poi in Danimarca da Andreas Helgstrand per poi trasferirsi per quasi tre anni in Olanda da Edward Gal. «Da ognuno di loro ho imparato e tratto esperienze fondamentali per la mia formazione. Ogni cavaliere ha le sue peculiarità, bisogna saper interpretare e recepire gli insegnamenti, prendere il meglio di ognuno ma poi bisogna usare propria testa. Con loro ho imparato a come comportarmi con i cavalli, a gestire il mio stress e lo stress dei cavalli in competizione. La cosa più importante, ma anche molto difficile, è fare coincidere la tecnica con il rispetto per il cavallo, per la sua testa e per la sua emotività. CONTINUA A LEGGERE