Le Olimpiadi di Tokyo hanno rappresentato un nuovo ed importante spot per la ‘horse industry’. Gli oltre duecento cavalli al via in Giappone (213 per la precisione considerando i ‘subentri’ delle riserve previsti dal nuovo regolamento) nel salto ostacoli (89), dressage (60) e completo (64), hanno infatti potuto sfruttare l’enorme cassa di risonanza offerta da un evento di questa caratura. Con loro i rispettivi ‘fortunati’ allevatori che, a prescindere
da quello che è stato il risultato sportivo ottenuto, per tutta la loro vita potranno vantare di aver fatto nascere un cavallo olimpico.
Allevamento globalizzato
L’analisi delle linee maschili dei 213 cavalli in gara a Tokyo dimostra come oramai l’allevamento sia sempre più globalizzato e trasversale. Da almeno due decenni i migliori stalloni producono infatti in quasi tutti gli stud book del mondo e, fatta eccezione per il dressage che rimane una disciplina allevatorialmente estremamente specializzata, riescono ad esprimere soggetti di alto livello sia nel salto ostacoli che nel completo.
Ne consegue che nel corso degli anni le linee di sangue maggiormente affidabili si sono consolidate ulteriormente, così che l’attenzione degli allevatori e i migliori soggetti si concentrano su quelli che, attualmente, non
sono più di qualche decina di capostipiti. Nel caso di Tokyo, le linee maschili rappresentate sono state 37. Per questioni di spazio pubblichiamo lo sviluppo di quelle che hanno avuto almeno dieci discendenti in gara, ma
che tutte insieme ne arrivano a contare ben 152, cioè oltre il 70% del totale.
Diventa allora molto interessante dargli un’occhiata perché è possibile capire come queste si sono articolate generazione dopo generazione, quali sono i ‘diffusori’ cioè gli stalloni che ne hanno maggiormente favorito lo sviluppo e quale è il filo conduttore che lega tra loro molti dei migliori cavalli del mondo che hanno gareggiato nelle tre discipline nelle ultime Olimpiadi.