È l’inizio dell’anno e c’è fermento. C’è fermento ai vertici, dove il dibattito tra FEI e cavalieri per le qualifiche olimpiche, il format a 3 binomi e il sistema di voto, è molto acceso. Il sistema di voto – una nazione, un voto – è solo apparentemente democratico quando il voto di una nazione come, per esempio, la Francia vale quanto il voto di una nazione che non ha nemmeno un cavallo registrato in FEI. Lo scontro è quindi inevitabile. Da una parte tanta politica, una montagna di interessi e decisioni prese da dietro alle scrivanie; dall’altra la verità, e la frustrazione, di chi lo sport lo fa davvero, di chi sa cosa vuol dire saltare in CSIO, nelle Coppe delle Nazioni, nei Campionati, di chi vive con, per e grazie ai cavalli.
E c’è fermento anche in Italia con cambiamenti al vertice del salto ostacoli. Marco Porro è il nuovo selezionatore e tecnico della nazionale senior, subentrato quindi a Duccio Bartalucci, e sarà affiancato da Stefano Nogara come tecnico di supporto.
Gli obiettivi che la FISE e il nuovo direttivo si pongono sono di ritornare nel circuito di prima divisione europea e la partecipazione ai Campionati del Mondo di Herning mirando alla qualifica olimpica per Parigi 2024. Obiettivi ambiziosi se diamo una scorsa all’attuale Longines FEI Ranking e se consideriamo che l’ultima partecipazione olimpica della squadra italiana del salto ostacoli risale ad Atene 2004. Nel 2024 saranno vent’anni. Tutti noi auspichiamo di raggiungere gli obiettivi, i cavalieri di sicuro li abbiamo e magari anche i cavalli.
Ma sembrano ancora mancare ad oggi le fondamenta che invece sono prerogativa delle grandi squadre: programmazione, continuità, coesione, fiducia, volontà di fare squadra, sostegno… un lungo elenco. C’è un po’ di ‘disordine’, che viene da molto lontano e dall’alto; ed è dall’alto che l’ordine deve essere ripristinato.
La nuova ranking conferma Peder Fredricson numero uno, seguito da Martin Fuchs, Daniel Deusser, Henrik von Eckermann, Ben Maher. Il campione olimpico, Ben Maher, è al 5° posto con 42 gare, meno di chiunque altro nei primi 50! Quindi non è solo questione di numero di gare ma di tutto quello che c’è ‘dietro’. Con queste riflessioni auguriamo buon lavoro a tutti e che l’Italia possa ritornare ad occupare il posto che merita.
Editoriale di Susanna Cottica, Direttore Responsabile