L’opinione di uno degli uomini di cavalli più influenti nel mondo equestre
Henk Nooren è una delle personalità più di spicco del salto ostacoli mondiale. Professionista di grande esperienza e spessore, con una visione lungimirante dello sport equestre, le idee molto chiare, una grande conoscenza del settore e, ad unire il tutto, la passione di un vero uomo di cavalli. È quindi un punto di riferimento a livello internazionale. Come trainer e chef d’equipe, Henk Nooren ha portato ai vertici cavalieri e team di tutto il mondo e ora è alla guida della Francia. Lo abbiamo incontrato ai mondiali a Herning e scambiato due chiacchiere con lui.
Cosa significa avere il compito di trainer e di chef d’equipe, portare i cavalieri nel grande sport e cercare sempre di motivarli?
Essendo sia trainer sia capo equipe per me è una combinazione di cose. La mia passione più grande è sicuramente l’allenamento, più di tutto il resto. Quello che cerco di creare, ed è una cosa che ho avuto la fortuna di fare in tanti Paesi, è innanzitutto una base tecnica nell’equitazione comune, lavorare insieme in modo da parlare tutti più o meno lo stesso linguaggio tecnico equestre. Questo è il primo punto. È da qui che poi si crea una squadra; per questo servono un gruppo di cavalieri di buon talento e, naturalmente, un gruppo di buoni cavalli.
Dopo un po’ di tempo, intendo circa un anno e mezzo, forse due anni, si hanno cavalieri che credono in loro stessi ma che hanno anche fiducia l’uno nell’altro. Così, durante le competizioni importanti, quando ci sono le gare a squadre, se capita che qualcosa va storto per un cavaliere, nessuno si fa prendere dal panico. Ognuno fa il proprio lavoro e molto spesso tutto si risolve. Si rimane concentrati, calmi, mai e poi mai in preda al panico. La maggior parte delle migliori squadre con cui si lavora sono formate da atleti altamente professionali, così professionali che a volte mi limito a dare solo qualche consiglio. Una volta stabiliti gli stessi principi di equitazione, come per esempio faccio con Marcus Ehning, mi mandano i loro video e analizziamo insieme alcuni punti che dovrebbero migliorare e basta, non gli metto pressione né gli sto con ‘il fiato sul collo’. Dopo qualche giorno, una settimana o due mi chiamano e mi dicono ‘Henk, sì, funziona’ oppure ‘Beh, non ha fatto molta differenza’. Quindi, alla fine, è principalmente un dialogo tra persone di cavalli, tra professionisti.
Per quanto riguarda i cavalli, qual è il miglior modo di gestirli per tutelarne la salute e la carriera?
Innanzitutto, la cosa più importante da fare è mantenerli il più possibile in forma come atleti. La forma fisica si ottiene e mantiene con un buon programma di allenamento, con una routine quotidiana di fitness, con il lavoro montato, alla longe, facendo passeggiate nei boschi, lavorando in dislivello, con il tapis roulant in acqua o passeggiando nel mare, per chi ha l’opportunità. Ciò che conta è la condizione atletica: più i cavalli sono fisicamente in forma, meno problemi di salute hanno. E poi, naturalmente, ognuno deve stabilire un programma, decidendo quali concorsi intende fare. I cavalieri devono essere in grado di rinunciare pensando ‘si, c’è uno concorso ad Achen con 2 milioni o 2,5 milioni di montepremi, ma purtroppo non è adatto al mio cavallo, non è abbastanza in forma, è il periodo dell’anno sbagliato per andarci’. Bisogna sapersi limitare e molti sono i cavalieri incredibilmente bravi a farlo. Guardiamo Marcus Ehning per esempio, tutti i suoi cavalli saltano fino a 15, 16 e 17 anni. Li ritira a fine carriera ancora in forma. Come lui ce ne sono molti altri. Ma bisogna essere estremamente consapevoli di ciò che si fa e non lasciarsi tentare dal pensiero ‘per fortuna ora ci sono molti più concorsi con tanti soldi’, certo questo è ciò che permette a cavalieri e proprietari di mantenere la loro scuderia, ma non bisogna essere attratti solo dagli aspetti finanziari.
Al centro di tutto ci deve essere il welfare dei cavalli…
Dobbiamo essere molto più consapevoli del nostro cavallo in quanto atleta e del nostro cavallo in quanto cavallo. Il benessere dei cavalli diventerà sempre più importante e indispensabile. Ritengo siano necessarie linee guida molto forti da parte della FEI e delle federazioni nazionali. Ma non solo, spetta anche a tutti gli operatori del settore esserne consapevoli. Nessun abuso sui cavalli, questa dovrebbe essere la regola numero uno. Quando vediamo nei concorsi minori cavalli che saltano con cavalieri che tirano sulla bocca o cavalli che vengono maltrattati o frustati, è innanzitutto nostra responsabilità dire basta, fuori dal campo, e se lo fanno di nuovo devono essere sospesi per un mese o anche per un anno o per chissà quanto tempo. Per fare questo bisogna educare i nostri steward, i nostri giudici, in modo da responsabilizzarli e far sì che non abbiano paura a entrare in campo prova e fermare chi si comporta male. Ma anche noi, come cavalieri e trainer, dobbiamo assumerci la stessa responsabilità. È compito di tutti gli addetti ai lavori contribuire a mantenere il nostro amico cavallo più felice e contento di gareggiare. Negli ultimi anni è stato fatto molto, ma non abbastanza. Ancora una volta dico che tutti nella comunità equestre, a partire dalla FEI e dalle Federazioni nazionali, dovrebbero avere come obiettivo e responsabilità principale, a tutti i livelli, il benessere dei cavalli.
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