Editoriale di Susanna Cottica
Aachen (Aquisgrana o Aix-La-Chapelle) è un evento straordinario, il più bello al mondo, per moltissime ragioni. È la festa dei cavalli, a cui è dedicato il meglio del meglio. Strutture, scuderie, campi gara, campi prova, tutto curato nel minimo dettaglio, tutto in funzione delle necessità dei cavalli. Organizzazione impeccabile, un pubblico eccezionale. Più di 350.000 spettatori e 400 giornalisti e fotografi. Cinque discipline: Salto Ostacoli, Dressage, Completo, Volteggio (Vaulting), Attacchi (Driving). Cavalli sportivi e non solo, sfilate e momenti di intrattenimento con cavalli bellissimi ed elegantissimi. Attorno ai cavalli tutti gli operatori e la gente che fa parte del mondo equestre.
Il pubblico enorme, la maestosità dei campi e l’atmosfera rendono Aachen un concorso difficilissimo. Un pubblico così o esalta o intimidisce molto. Per saltare ad Aachen i cavalli e i cavalieri devono avere un fitness perfetto, preparazione atletica impeccabile. E una preparazione mentale altrettanto forte, esperienza, capacità. Bisogna essere binomi a tutto tondo, senza sbavature.
In occasione del 10° Anniversario del Rolex Grand Slam of Show Jumping, ad Aachen Rolex ha organizzato un incontro con i suoi testimonial più rappresentativi del circuito. Rodrigo Pessoa, Scott Brash, Martin Fuchs e Daniel Deusser hanno raccontato le loro esperienze, parlato dei loro cavalli e descritto il ‘lungo viaggio’ che ognuno di loro ha percorso come cavaliere e uomo di cavalli per arrivare fino a lì.
Nazionalità diverse, radici diverse, personalità diverse ma lo stesso identico modo di vedere le cose, un unico punto di vista. Essere uomini di cavalli prima di essere cavalieri, fare tesoro dell’esperienza acquisita giorno dopo giorno, tra successi e insuccessi. Saggezza, esperienza, umiltà di fronte allo straordinario potere dei cavalli. «Per saltare in un concorso come Aachen un cavallo deve avere davvero tutto: mezzi, forza, agilità, salute, cuore ma per chiudere il cerchio deve avere tanta testa» ha raccontato Rodrigo Pessoa con il pensiero rivolto al suo Major Tom.
«Hello Sanctos è il cavallo più intelligente che io abbia mai montato. Più cresceva e più diventava sicuro di sé. Dal timore del primo percorso alle Olimpiadi di Londra davanti a un pubblico enorme, giorno dopo giorno gli applausi lo facevano sentire sempre più forte e con il passare del tempo è diventato il grande campione che ha cambiato la mia vita» ha detto Scott Brash.
«Si, la mentalità di un cavallo vale sopra ogni cosa. Il tempo, il lavoro migliorano un cavallo in ogni aspetto ma la personalità, quella voglia di vincere ce l’ha dentro. Entrare in un campo come Aachen può essere un problema per molti cavalli. Diventa invece motivo di forza e grinta per i cavalli che ne comprendono l’importanza e davanti al fragore degli applausi si sentono ancora più motivati, si sentono campioni» racconta Daniel Deusser citando Killer Queen e Scuderia 1918 Tobago Z.
«In Coppa delle Nazioni, dopo il primo giro netto e il netto di Steve, ho detto ‘Dai Pezi, mettiamocela tutta e portiamo a casa la Coppa’… Lui era con me, insieme abbiamo fatto del nostro meglio, sentivamo che ce l’avremmo fatta», racconta Martin Fuchs fresco di vittoria della Coppa delle Nazioni con il team svizzero.
E così via. Tanti gli aneddoti, i ricordi, i consigli dei quattro grandi cavalieri, tutti confluiti nel comune denominatore che nulla è scontato, bisogna sempre stare ‘allerta’, proprio come fanno i cavalli, con estrema attenzione ai dettagli. Dedicare tanto tempo, tanti pensieri e fare parte della loro vita come loro fanno parte della nostra. A pag. 38 l’intervista a Scott Brash, l’unico vincitore finora del Rolex Grand Slam of Show Jumping con il suo straordinario Hello Sanctos.