I principi di base per la formazione del cavallo giovane
Michel Robert
HORSE-ACADEMY.FR
Nel lavoro specifico del cavallo giovane, il mio primo consiglio è di variare tra lavoro montato, alla longia e in libertà. Se si ha la possibilità, il lavoro alla longia può essere fatto non solo in maneggio ma anche in un campo all’esterno a condizione di verificare sempre la qualità del terreno e la sicurezza (per esempio, non troppo bagnato nè troppo duro).
In libertà il cavallo può muoversi senza costrizioni, sciogliere la muscolatura e liberare l’energia. Mettiamogli sempre le protezioni: stinchiere o fasce e paraglomi. In libertà possiamo mettere qualche barriera a terra, poi una crocetta, un piccolo salto, sempre molto progressivamente e solo quando il cavallo è calmo e sereno. Il cavallo può saltare in libertà solo dopo una fase corretta di apprendimento, durante la quale dobbiamo saperci porre e fare richieste nel modo giusto. Per il cavallo il salto deve essere un gioco, non una costrizione. Dobbiamo usare molto la psicologia per educare il cavallo e ricordiamoci che la ricompensa è sempre più vantaggiosa della paura di una punizione. Inoltre, come nel lavoro montato, dobbiamo dosare le nostre azioni! Se si agisce sempre nella calma il cavallo capisce e impara molto rapidamente e sarà in grado di rispondere correttamente alla nostra domanda. Serve tempo per stabilire una buona comunicazione: la priorità assoluta sono la calma e il movimento in avanti. Quando abbiamo ottenuto delle buone risposte dal cavallo ricompensiamolo molto, in questo modo lui sentirà fiero di quello che ha fatto. Per quanto riguarda le aspettative che si possono avere sul proprio cavallo, io cerco sempre di essere chiaro con i proprietari e i cavalieri, sia sulle reali potenzialità del cavallo sia sul tempo che serve per ottenere un risultato. Per fortuna, nella maggior parte dei casi, tutti comprendono la necessità della progressione e hanno a cuore la salute dei loro cavalli. é un lavoro in team: cavalieri, proprietari, groom, maniscalchi… tutti lavorano con un obiettivo comune: dare al cavallo il futuro migliore possibile. Le storie più belle sono quelle dei cavalli che appartengono a proprietari che gli sono sempre fedeli. Pensiamo a quei campioni che sin dall’inizio hanno avuto sempre lo stesso cavaliere e proprietario e rimangono in competizione fino a 17 o 18 anni! Al di là dei momenti di gioia o di sconfitta…
Lasciamogli il tempo di crescere e di capire
Il lavoro del cavallo giovane è proficuo solo se gli dedichiamo molto tempo e siamo in grado di avere pazienza. Prima di tutto bisogna lasciare ai cavalli il tempo di crescere, capire, imparare e mettersi in condizione fisica. Le gare riservate ai cavalli giovani sono un’ottima opportunità solo se il cavallo è pronto fisicamente, mentalmente e tecnicamente. Se non è così restate a casa! Non sprecate il potenziale del vostro cavallo. La carriera di un cavallo in concorso può durare più di dieci anni; il cavallo arriva ad esprimere al massimo le sue potenzialità a quattordici anni e anche di più. Ci sono cavalli che vincono in CSIO a 18 anni. Perciò non si devono bruciare le tappe! Sfruttare un cavallo giovane significa accorciargli la carriera. Spinto dalla sua giovane età un cavallo può facilmente andare oltre alle sue possibilità fisiche. Purtroppo, però, se il fisico cede anche la mente cede. Questo è il motivo per cui spesso alcuni cavalli che da giovani saltavano in modo eccezionale non hanno più risultati da adulti. Il cavaliere deve quindi mettere tutta la sua attenzione ai due parametri indissolubili: lo stato fisico e lo stato mentale del suo cavallo. Con il tempo ho imparato che una buona condizione fisica porta gioia di vivere e fiducia. Questo vale sia per i cavalli sia per i cavalieri.
Obiettivi, programmazione, valutazioni
Per programmare il lavoro del cavallo giovane ci sono essenzialmente due punti di partenza:
Impostare il lavoro tenendo conto delle sue capacità fisiche e mentali. Questa è la base da cui partire:
• con obiettivi a lunga scadenza e scoprendo poco alla volta il talento del cavallo.
• Impostare il lavoro secondo l’idea del cavaliere e/o proprietario che fissa come obiettivo determinate competizioni a breve scadenza.
Senza alcun dubbio io scelgo la prima opzione che favorisce e privilegia la progressione e attende che il cavallo sia pronto a fare ciò che gli viene chiesto. Seguendo questo principio, quando un nuovo cavallo arriva nella mia scuderia mi prendo sempre il tempo di osservarlo, di fare una check-list del suo stato fisico. è troppo magro? é troppo grasso? Serve il vermifugo? Ha bisogno del dentista? Come sono i suoi piedi? Può essere ferrato meglio? Reagirà quando verrà sellato? La sua schiena può portare il peso del cavaliere? Forse sarà meglio che sciolga la sua muscolatura iniziando a muoversi alla longia. E così via… la lista è lunga, ma ogni punto debole è come un allarme che si accende. Ignorarlo o cercare di nasconderlo significa compromettere l’avvenire del cavallo. Per ogni problema c’è una soluzione. Generalmente, dopo un periodo di osservazione di qualche settimana, faccio di nuovo il punto della situazione per rendermi conto dello stato generale del cavallo. é saggio, infatti, rispettare il tempo di adattamento che serve ai cavalli quando cambiano scuderia. Di solito, aspetto da quindici giorni a un mese prima di provare a fare saltare un cavallo. I cambiamenti delle abitudini, del cavaliere e dell’ambiente turbano sempre ogni cavallo. Alcuni cavalieri insistono fortemente da subito perché pensano così di conoscere rapidamente le potenzialità del cavallo. Ma i turbamenti e le sofferenze fisiche del cavallo influiscono in modo negativo sul suo adattamento al nuovo ambiente.
Volere ottenere risultati veloci influirà in modo molto negativo sulla sua salute, sul suo morale e sulla qualità del suo apprendimento.
Il lavoro all’aperto
I cavalli devono imparare a galoppare e saltare in campagna per prendere fiducia in loro stessi e nelle loro capacità. Il lavoro all’aperto e su terreno vario è fondamentale sia per la condizione atletica del cavallo sia per migliorare le capacità tecniche e l’attitudine.
Il cavaliere deve stabilire il programma di messa in condizione progressivo del suo cavallo per la corretta formazione. Ogni cavallo deve essere consapevole delle proprie capacità e avere fiducia nei propri mezzi. La muscolatura si forma e si sviluppa più facilmente con un lavoro regolare all’aperto, volto a favorire l’impulso e l’equilibrio naturali del cavallo. Inoltre, il lavoro all’aperto genera energia, rafforza e aumenta la resistenza fisica e la capacità respiratoria. Un cavallo in buona forma fisica è meno soggetto alle malattie, alle zoppie e soprattutto è in grado di recuperare più in fretta dopo uno sforzo importante.
Il lavoro all’aperto si svolge sia in piano alle tre andature sia sui salti. Prima di saltare bisogna avere in buon lavoro di base. Un lavoro semplice, in avanti alle tre andature, che mette il cavallo in equilibrio sulle proprie gambe. Se si ha la possibilità, il lavoro in dislivello, con lievi pendenze, è molto utile per la ricerca costante dell’equilibrio che il cavallo ritrova in modo naturale muovendosi liberamente in salita e discesa. Infatti, per potersi riunire rafforzando il posteriore ed esprimere al meglio la sua forza, Il cavallo ha bisogno prima di tutto di allungare la schiena ed estendere il più possibile il suo corpo. Per questa ragione deve poter allungare il più possibile l’incollatura, al punto da sentirsi autorizzato a brucare un ciuffo d’erba. Senza la possibilità di estendere il proprio corpo, il cavallo blocca la schiena, si irrigidisce e non riesce ad utilizzare tutto il suo potenziale. Variare la cadenza è un altro aspetto fondamentale: alternare movimenti ampi in avanti con il cavallo che allunga il collo e porta il naso avanti e in basso con momenti in cui si accorcia l’andatura e si fanno esercizi di lavoro in piano, come piccoli circoli, esercizi su due piste, cessione alla gamba e spalla in dentro.
Le pause sono sempre fondamentali. Durante la pausa il cavallo si rilassa e ha il tempo di pensare a quello che ha fatto trattenendo il ricordo e quindi apprendendo. Se non gli concediamo la pausa il cavallo non ha il tempo di recepire e trattenere ciò che ha imparato. La pausa deve essere sempre accompagnata dal premio, uno zuccherino, una carota, un ciuffo d’erba. Un premio per il cavallo è anche il semplice fatto di lasciare le redini lunghe e fargli brucare un ciuffo d’erba.