SIR MARK TODD
UN NOME SCOLPITO NELLA NOSTRA STORIA
Verdiana Diaris – Susanna Cottica
Sir Mark Todd è tra gli atleti più celebri della Nuova Zelanda grazie anche a due medaglie olimpiche e tre di bronzo ed ogni altro titolo ai massimi livelli nella disciplina del completo.
Nato a Cambridge (NZ) nel 1956, Mark Todd è cresciuto con una incredibile passione per i cavalli. Todd è stato il pioniere del completo in Nuova Zelanda.
Riconosciuto nello sport internazionale come uomo di cavalli straordinario, è stato insignito del titolo di ‘Event Rider of the 20th Century’ dalla FEI nel 2000. I più alti traguardi sono sicuramente state le due medaglie d’oro Olimpiche nel 1984 (Los Angeles) e nel 1988 (Seul) con il suo straordinario compagno di gare e di vita Charisma. Nel 1992 Mark Todd ha preso parte alle Olimpiadi di Barcellona sia di salto ostacoli (Salto Ostacoli-Double Take/Completo-Welton Greylag). Mark si è dedicato al salto ostacoli e al completo perché era troppo alto per realizzare il suo sogno di fantino nel mondo delle corse.
Così, dopo 22 anni di carriera di top livello nel completo, con nel palmares, oltre alle medaglie olimpiche, tre vittorie a Badminton e cinque a Burghley e tantissime altre, nel 2019 ha abbandonato la carriera di completista e con sua moglie Carolyn e la sua famiglia, è tornato in Nuova Zelanda per dedicarsi all’allevamento e all’allenamento dei cavalli da corsa. Poi è rientrato in Gran Bretagna: la ‘Mark Todd Racing Stable’ si trova a Foxhill nella zona di Marlborough Downs. 40 box e oltre 52.000 ettari di terreno collinare, che consentono ai cavalli di essere ben gestiti e ben allenati in funzione di una carriera sportiva duratura e corretta. Uomo di cavalli e cavaliere dalla sconfinata esperienza, lo abbiamo intervistato per conoscere la sua opinione sui cavalli e sullo sport di oggi.
La tua esperienza di uomo di cavalli e cavaliere è enorme: quali sono la tua filosofia e il tuo metodo?
Se inizi con un cavallo da zero o molto verde, la cosa più importante è dargli le basi corrette. Se non si ha fretta all’inizio e ci assicuriamo di avergli dato le basi corrette sia in piano sia sul salto, di sicuro abbiamo messo le fondamenta per il futuro. L’altra cosa importantissima è la pazienza, bisogna creare una relazione con il cavallo, relazione di reciproco rispetto. L’altro aspetto molto importante è la pazienza.
dobbiamo creare una relazione con il cavallo, deve essere una relazione di reciproco rispetto.
Dobbiamo rispettare il cavallo per ciò che è in grado di darci e dobbiamo assicurarci che il cavallo capisca cosa gli stiamo chiedendo con la chiarezza delle nostre richieste.
Per contro, il cavallo deve rispettare il cavaliere; è come crescere un bambino, il cavallo deve rispettare i limiti e non oltrepassarli. Soprattutto nel salto è importante che i cavalli imparino a pensare da soli; devono obbedire al loro cavaliere e ascoltarlo ma non devono affidarsi totalmente a lui.
Non importa quanto si è bravi come cavalieri, ci sono spesso volte in cui dobbiamo fidarci del nostro cavallo, perciò non dobbiamo mai reprimere il suo istinto naturale.
E’ importante per me, soprattutto nel lavoro in piano, che il cavallo impari a capire correttamente gli aiuti.
Deve avanzare con la gamba e ascoltare la mano.
Una volta che si ottiene questo si creano le basi per proseguire nel lavoro. La base dell’adestramento inizia da qui, il cavallo deve avanzare dalle nostre gambe e comprendere la nostra mano.
E’ responsabilità del cavaliere insegnare tutto questo al cavallo. Dobbiamo essere i migliori cavalieri e insegnanti possibili per il nostro cavallo.
E’ il nostro compito. Ogni cavallo si sviluppa in maniera diversa, se sentiamo che il nostro cavallo è affaticato dobbiamo fermarlo e lasciare che recuperi, dobbiamo sempre rendere il lavoro interessante, non monotono e noioso.
I cavalli progrediscono con la routine e la regolarità ma non devono annoiarsi.
Le Olimpiadi sono alle porte:
cosa ne pensi della nuova formula con tre cavalieri per team?
Onestamente penso che siamo tutti in attesa di vedere come sarà questa formula dopo Tokyo, se funzionerà.
Penso che la cosa principale sia che con questa formula il completo possa continuare a essere sport olimpico ancora molto a lungo e che non abbia invece effetti negativi sullo sport.
Questo non lo so. Nella mia esperienza, quando si cambia la formula i migliori cavalieri spesso finiscono di vincere. Posso immaginare come ci si sente quando si è in squadra in tre e uno dei tre viene eliminato…
Penso che comunque il nostro sport continui ad essere molto popolare; ho tenuto dei corsi in Francia poco tempo fa e mi hanno detto che che i biglietti per il cross-country delle Olimpiadi erano già stati tutti venduti.
Perciò non si è persa la popolarità. Sicuramente è uno sport molto costoso a livello olimpico e moltissimi cavalieri ambiscono ad arrivarci perciò sarebbe un peccato perdessero l’opportunità.
Se questo nuovo sistema funziona e fa vivere le nostre Olimpiadi più a lungo, allora ben venga. Lo sport cambia in continuazione, anche da quando ho smesso io 5 anni fa.
Soprattutto in Inghilterra abbiamo perso molti dei completi ‘vecchio stile’, come Barbury Castle e Blair Cstle in Scozia, i più tradizionali e belli percorsi di cross-country.
Penso che sarebbe un vero peccato se tutto questo finisse in una competizione dentro a un’arena. Speriamo che non sarà così.
Oggi i giovani vivono sui social e hanno una gran fretta di ottenere i
risultati. Cosa ne pensi?
Quando si è giovani, ed ero anch’io così, vorresti che tutto accada in fretta e subito, vuoi a tutti i costi avere successo.
E’ necessario invece essere consapevoli di tutto quanto abbiamo appena detto. è molto importante avere una persona esperta che ci guidi, bisogna imparare a gestire le aspettative.
E’ facile vedere cavalieri che competono a livello superiore alle loro possibilità. Magari si sono qualificati per fare quelle gare ma questo non significa che ne siano all’altezza.
Perciò serve avere una guida in cui si ha fiducia, che sia competente e dica “guarda, ti servono altri sei mesi, prenditi il tempo, cerca di stabilizzarti al tuo livello prima di voler andare oltre”.
E’ giusto che i giovani siano ambiziosi ed è giusto che vogliano arrivare, ma è importante imparare a controllarsi, essere sensibili.
Spesso abbiamo bisogno di commettere errori per imparare. L’importante è che non siano errori irrimediabili.
Quali consigli vorresti dare a un giovane cavaliere che vuole diventare un campione come te?
Ho letto un articolo molto interessante, penso che fosse John Whitaker che raccontava che quando man mano cresceva era solito stare a bordo campo a guadare i bravi cavalieri sia in campo prova che in gara. Io facevo la stessa cosa e ho imparato moltissimo.
Oggi spesso i giovani pensano ai fatti loro, stanno al telefono e poi subito dopo fanno altre cose. Si perdono così tanto.
C’è tanto da imparare su internet oggi, ma niente che possa superare il guardare e imparare dai grandi cavalieri, siano di salto ostacoli, di completo o di dressage. Mi piaceva guardare i fantini saltare, analizzavo cosa facevano, come allenavano e montavano i loro cavalli e perchè erano così bravi.
Questo è stato il migliore insegnamento. Spetta a ognuno di noi guardare e imparare il più possibile. Vedo così tanti ragazzini, anche nei miei corsi. Sono li presenti ma non stanno davvero guardando, magari guardano ma non imparano, e questo fa un’enorme differenza.
Voglio fare un esempio, quando allenavo il team brasiliano, ho incontrato un ragazzo di circa quindi anni, Rafael Losano; non parlava inglese ma stava tutto il tempo accanto a me mentre facevo lezione, osservava.
Così gli dissi di venire in Inghilterra perchè avevo capito che aveva voglia di imparare.
Parlaci del tuo legame con i cavalli e con quali cavalli hanno avuto un posto speciale nel tuo cuore.
Sicuramente ho iniziato l’equitazione perchè amo i cavalli, amo lavorare con loro. Li amo come animali. So che ci sono persone che non condividono questo amore e non accettano il lato sportivo, della competizione.
Probabilmente non sanno molto al riguardo. Per me è sempre stato importante capire ogni cavallo, cercare di capire cosa sta pensando. Se incontriamo dei problemi, dobbiamo chiedere a noi stessi come mai.
Alcuni cavalli sono un po’ nervosi, altri un po’ incostanti, altri pigri… ogniuno di loro è un individuo, perciò dobbiamo cercare di capirli e per avere il meglio da loro. Dobbiamo capire e fare bene le piccole cose; alcuni cavalli preferiscono stare sempre all’aperto, altri non amano una particolare scuderia e bisogna spostarli in un’altra. Dobbiamo capire la psicologia dei cavalli e poi sarà il lavoro a completare il tutto.
Generalmente sono animali sono meravigliosi e generosi; questo dobbiamo capirlo e apprezzarlo. è una partnership, loro rispettano noi e noi rispettiamo loro lavorando entro questi limiti.
I cavalli che hanno un posto speciale nel mio cuore… naturalmente Charisma anche solo per avere vinto due Olimpiadi. Sono stato molto fortunato, però, perchè ho montato molti buoni cavalli ognuno diverso dall’altro.
Penso che in comune tra loro avessero il fatto di essere grandi atleti, tutti con una buona testa e che volevano fare bene. Certo Charisma spiccava, ma tanti altri sono stati ottimi cavalli.
Per esempio Horton Point che montavo solo da una settimana prima di vincere Badminton! Era un cavallo di grande esperienza e molto ben addestrato. Montandolo da una sola settimana gli ho lasciato afre ciò che sapeva fare ed è stata una cosa straordinaria.
Poi Bertie Blunt, a Badminton avevo perso una staffa e rimbalzavo sulla sua schiena, è stato incredibile come siamo arrivati in fondo.
Ho sempre apprezzato i miei cavalli e la loro genuinità. Spesso riceviamo critiche da persone che dicono che quello che facciamo con i cavalli è crudele ma nessuno può far fare a un cavallo ciò che non vuole, quando lo fanno praticamente da soli ti dimostrano che gli piace.
Oggi si è focalizzati sul benessere dei cavalli. Cosa significa per te?
La miglior cosa che noi cavalieri possiamo fare per i nostri cavalli è allenarli il meglio possibile e per le competizioni che sono in grado di fare. In particolare nel completo il fitness è fondamentale, è la chiave. Anche l’alimentazione lo è ma il fitness…
Si vedono nelle grandi competizioni cavalli non abbastanza in condizione e questo è davvero un male.
Anche il cavaliere allo stesso modo deve essere abbastanza in forma per lo sport. Spesso vediamo in gara cavalieri non in forma che non sono in grado di aiutare i loro cavalli ad affrontare un percorso di cross-country di grande livello.
Da quando non ci sono più le marce, ormai già da tanti anni, e sempre più importanza viene data al dressage, le persone si dimenticano dell’importanza del fitness.
Certamente i migliori cavalieri lavorano al meglio, hanno i cavalli ben allenati ed è per questo che vincono.
Non lasciano nulla al caso, i cavalli sono ben preparati per il loro lavoro e per loro sembra tutto facile; questo non accade per caso.
Lo dobbiamo ai nostri cavalli di allenarli e prepararli al meglio per il lavoro che gli chiediamo di affrontare.
Hai mai immaginato la tua vita senza i cavalli?
No. Anche adesso che sono vicino al ritiro definitivo, non posso immaginare di non avere cavalli in qualsiasi modo.
Sono creature meravigliose, siamo molto fortunati ad avere il completo, il salto ostacoli, il dressage, a poterli allevare.
Ci sono così tanti aspetti. Ogni cavallo è meraviglioso a modo suo e ci dona divertimento e piacere.
Hai ancora un sogno che vorresti realizzare?
Sono quasi arrivato alla fine della mia carriera nell’allenare cavalli da corsa. Sono stato fortunato a vincere una corsa di alto livello in Nuova Zelanda, non ci ero riuscito in Inghilterra.
Ho tanto desiderato questa vittoria prima di terminare la mia carriera ma non ho il fuoco sacro che avevo a vent’anni.
Ho un ottimo cavallo giovane adesso, ha vinto di recente una corsa, forse potrà fare ancora tanto insieme a me ma se non dovesse accadere non importa.
Sono molto più filosofico riguardo tutto questo. Sono stato così fortunato nella mia vita con i cavalli, ho avuto una splendida carriera come completista, ho vinto gare di salto ostacoli e corse di alto livello.
Non voglio essere troppo ‘avido’. Ma il mio spirito competitivo è ancora lì…