OPU-ICSI:
LO STATO DELL’ARTE
Il tema è molto delicato ma quanto mai attuale. Specialmente da quando lo stud-book SWB, la primavera scorsa, ha annunciato che dal 1° marzo 2025 non iscriverà più puledri concepiti tramite OPU/ICSI (prelievo degli ovociti, ovum pick-up ed iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi, intracytoplasmic sperm injection) perché questa procedura è stata vietata in Svezia.
Per il fenoLo stud-book SWB, che manterrà comunque l’iscrizione dei nati frutto della ‘semplice’ embryo transfer, è giunto a questa decisione in ottemperanza alla normativa sul benessere animale che, secondo i legislatori svedesi, viene meno utilizzando questa tecnica di riproduzione considerata “invasiva e non priva di rischi” per le fattrici e dalla quale discendono molte importanti implicazioni. Etiche e genetiche in primis, ma anche – altrettanto legittime – di carattere commerciale e scientifico.
Come si svilupperà la situazione al riguardo è ancora poco chiaro. Dipenderà molto, infatti, se altri Paesi seguiranno la Svezia su questa posizione ferma e circostanziata, con la conseguenza che – se non strettamente necessarie dal punto di vista clinico – si potrebbe addirittura arrivare a maggiori restrizioni sull’uso di determinate tecniche riproduttive nell’allevamento del cavallo sportivo.
Sta di fatto che a conferma della delicatezza e dell’importanza della questione, la World Breeding Federation for Sport Horses ha coinvolto in un sondaggio gli 86 stud-book aderenti le cui risultanze sono state illustrate nell’Assemblea generale di Cascais dello scorso ottobre.
Ebbene, dal sondaggio (al quale va detto ha risposto meno della metà dei libri genealogici interpellati, ma sostanzialmente i più importanti) emergono chiaramente le preoccupazioni dell’impatto dell’OPU-ICSI nell’economia dell’allevamento, tanto che una parte significativa dei libri genealogici ne sostiene fermamente la limitazione ribadendo, al contempo, che anche nella ‘horse industry’ il benessere animale deve avere una rilevanza maggiore rispetto agli interessi puramente commerciali.
Ebbene, dal sondaggio (al quale va detto ha risposto meno della metà dei libri genealogici interpellati, ma
Queste preoccupazioni così generalizzate derivano anche dal vuoto normativo di fatto esistente per far fronte al quale molti stud-book, dimostrando una crescente consapevolezza del problema, hanno dichiarato di annotare, o di iniziare a farlo, i dati sui puledri da iscrivere quando prodotti tramite OPU-ICSI, per avviarne la tracciabilità e permettere a chi li acquisterà di esserne a conoscenza.
Ma non solo. Tra le questioni non ancora del tutto chiarite – viene sottolineato nel report della WBFSH – c’è quella dell’impatto a lungo termine sulla salute dei cavalli o le eventuali differenze di salute tra i puledri nati in ICSI e gli altri.
Nel sentire comune qualcosa sta però cambiando. Facendo evidentemente leva sull’aspetto etico e sulla tutela delle fattrici, cominciano infatti ad apparire delle pubblicità di allevamenti che dichiarano espressamente di utilizzare embryo transfer ma non OPU/ICSI, mentre è recentissima la nascita del progetto ‘Traditional Bred’ di Hippomundo che ha l’obiettivo di rendere trasparente la metodologia con la quale sono stati concepiti i puledri.
Al momento ‘Traditional Bred’ è una iniziativa privata molto restrittiva dalla forte sollecitazione al mondo allevatoriale. Potranno infatti essere ‘Traditional Bred’ solo i puledri partoriti dalle proprie madri genetiche fecondate con monta naturale o artificiale, escludendo così tutti i nati da riceventi, quindi non solo in OPU/ICSI ma anche in embryo transfer.
Rimane il fatto che lo sviluppo delle metodologie e gli alti tassi di successo che si è arrivati ad ottenere con OPU/ICSI hanno reso questa tecnica molto popolare a costi relativamente accessibili e potenzialmente remunerativi per coloro che decidono di utilizzarla su cavalle con genetiche di assoluto pregio, tanto da superare nei numeri l’embryo transfer tradizionale.
Ma se è giustamente impensabile ipotizzare la benché minima limitazione della ricerca e della scienza, l’ipotesi di una regolamentazione condivisa sulle metodologie adottate appare la miglior via percorribile. Sia a tutela degli animali ma anche degli interessi di tutto l’allevamento, degli stud-book e di tutte le figure professionali che ricoprono ruoli nell’ambito della riproduzione.
Perché un conto è ricorrere all’OPU/ICSI per ovviare a problemi di cavalle con patologie riproduttive, incapaci di portare a compimento una gravidanza, o per ‘risparmiare’ una tantum fattrici anziane o – come è successo anche in Italia – recuperarne il patrimonio genetico in caso di eutanasia o addirittura post mortem, e un conto è utilizzarle, con le problematiche ed i rischi che derivano, per massimizzare la produzione di embrioni per fare business.
Nel secondo caso la sostanziale differenza di approccio è testimoniata dalle numerose femmine che hanno decine e decine di figli registrati e altrettanti embrioni congelati pronti per essere messi sul mercato.
Ma anche sul lato commerciale le cose appaiono in evoluzione.
Da una parte, infatti, il danno economico derivante dalla diminuzione del valore dato dall’esclusività di fattrici di linee genetiche pregiate comincia ad essere eccessivo, mentre dall’altra, fatte salve alcune eccezioni, l’ampia offerta (ma forse è meglio dire inflazione) di embrioni e puledri di queste linee disponibili sul mercato, ne sta calmierando i prezzi mediamente spuntati, per esempio nelle aste.
Per non parlare poi della riuscita sportiva dei nati con questa metodologia.
Al di là dell’indiscutibile valore della loro genetica e origine, quello che in carriera sapranno fare più e meglio degli altri non è infatti scontato oltre che tutto da verificare.
Sappiamo bene, infatti, che in prospettiva sportiva sia per il più comune dei puledri sia per quello dal super pedigree di grido, entrano indistintamente in gioco fattori che prescindono da quelli allevatoriali così che, una volta che questi giovani cavalli vengono avviati all’addestramento e all’agonismo, questo loro vantaggio viene di fatto ridimensionato.